Domenica 21 maggio alle 10.00 al Parco del Castello di Moniga del Garda inaugura la mostra Rinascite, personale di Laura Niola a cura di Franco Riccardo.

Visionaria, ma ancora nell’orbita del surrealismo come possibilità di azione fantastica, come liberazione dell’immaginario, è l’installazione intitolata Rinascite. Code di pesce, code di grandi tonni e pesci spada piantate nella terra. Slanciate, eleganti, perfettamente simmetriche, esse protendono verso il cielo i loro lobi omocerchi, ça va sans dire senza alcuna speranza. Anche qui, in realtà, l’associazione non manca di una sua logica, quella forse fra concimi organici e produttività agricola o il contrario, fra i mangimi terrosi che alimentano i pesci da allevamento e la nostra alimentazione umana, quell’imbuto di significazione che tutto risucchia, ancora una volta. L’ecosistema e i suoi cicli vitali è, insomma, rappresentato tutto ma attraversato da una specie di corto-circuito, un nodo o un’accelerazione inattesa, che destabilizza la regolarità dei processi. Ecco che, così, i pesci si comportano come vegetali e tentano una perturbante sintesi clorofilliana; oppure essi sono già lapidi, lapidi biologiche conficcate nella terra a memoria di un passato, un tempo di vita trascorso in un altro elemento e spazzato via dall’inenarrabile, eterna violenza della catena alimentare intensificata dall’industria alimentare massificata. 

Rinascita è un lavoro che punta sull’originalità del risultato, sulla prevalenza del “mai visto”, dell’invenzione visiva pura basata su una vera e propria ricreazione di senso.

Dal rito che rimanda al magico è l’opera Aspettando le Janare. Tre rocce in cui sono state conficcati attrezzi da lavoro al cui vertice sono impalati tre volti in bronzo. Le figure appaiono stravolte nella loro decapitazione. L’opera rimanda all’orrore della caccia alle streghe e dell’inquisizione, la figura della janara diventa personificazione della superstizione meridionale, strega capace di fatture e fascinazioni. Le opere esposte si mostrano come catarsi non solo nella spiritualità esoterica dell’artista, ma soprattutto in un viaggio dentro la storia e la tradizione di un popolo e di un luogo, che ha avuto un forte legame con il magico ed il sovrannaturale. Laura Niola porta in scena una produzione che analizza le origini dell’uomo nella sua totalità che spinge il fruitore ad un’analisi profonda di sé. Diviene traghettatrice del visitatore in un viaggio nel profondo della propria ritualità e dei culti del proprio essere, fautrice dei nostri riti della terra in arte.

Biografia

Nata ad Aversa nell’agosto del 1970, si esprime come scultrice e performer. Vive e lavora a Giugliano (NA), si è laureata alla Reale Accademia delle Belle Arti di Napoli con una tesi in scenografica su “La follia di Don Chisciotte”. Laura Niola si rivolge al mondo che la circonda e alle sue piccole, semplicissime cose, protagoniste di rituali senza tempo, partecipi di una rassegnazione atavica, complici di abitudini antiche, tramandate senza illusioni e senza rimpianti da una generazione all’altra.

Sensibile allo spazio naturale, l’artista vi attua una delicata messa in scena che lo trasforma in luogo in una nuova dimensione dove l’oggetto, vero, perde la sua funzione d’uso e acquista quella emblematica dell’auto-narrazione. Il lavoro di Laura Niola è ricco di connotazioni antropologiche, violentemente proteso a interpellare l’immaginario nei suoi elementi inquietanti, contraddittori, segreti, inesplicabili.